Più va avanti il tempo e più tutta questa storia ci coinvolge in pieno perché vediamo che c’è in giro molta gente che viene coinvolta nella stessa maniera. Non è una questione d’età; ci sono persone di qualsiasi età e questo da più senso alla Storia, alla nostra Storia…che poi è la storia delle persone che camminano vivono e si amano ed è…bellissimo. Ciao a tutti, grazie, come sempre, sempre Nomadi.
Diceva così Augusto Daolio durante uno dei suoi ultimi concerti. E poi cantava Io Vagabondo.
E così, una mattina di maggio mi risveglio di nuovo in Madagascar. Ancora la terra rossa sotto i piedi. E ancora verso sud, ma stavolta un po’ più a nord: Mahajanga, o Majunga, perché i francesi hanno un po’ cambiato i nomi delle città. Majunga ha le case coloniali che i francesi hanno lasciato ai malgasci dopo l’indipendenza.
Si affaccia sul canale di Mozambico e ricorda quello che Dodoma è per la Tanzania: un posto che prova a essere una vera città. La tribù è quella dei Sakalava, i marroncini gli occhi vietnamiti e il naso bantu. I Sakalava della classe povera tirano i pousse pousse: i carretti colorati. Dovresti starci talmente disteso che la voglia di salirci sopra ti passa. Però li guardi e li fotografi, anche se passano veloci. Majunga ha un baobab in piazza, di fronte al mare, ci si arriva da Corso Francia, andando sempre “Mahiiinji” e cioè “tutto dritto”. Te lo dicono già all’aeroporto di andare a vedere il baobab. Il vasaha (lo straniero) si chiede “chissà da quanto tempo è lì” e la risposta è “da tanto tempo”.
Majunga ha un lungomare con le caserme di polizia e le signore che fanno le brochette di zebu di sera e spennano i polli di giorno. I bimbi ti vendono la coca cola con i carretti dei gelati delle spiagge italiane, e poi vengono a riprendersi il vuoto 500 mt più avanti mentre mangi in un ristorantino. Sanno sempre dove vai. E sanno che un vuoto ha valore. Soprattutto ora che c’è la crisi. Si, una crisi di città. Mentre l’ex DJ (Rajoelina) vince sull’ex lattaio (Ravalomanana) in campagna non cambia nulla (perché lì, poveri lo sono sempre), ma in città pensano di no. Il latte, l’acqua, l’olio, il pane, adesso costano 3 volte tanto. C’est la transition après le coup d’Etat. Si, ma come si fa a chiedere a un popolo povero di aspettare che la transizione transiti? Però loro sorridono e spingono i pousse pousse.
Un giorno passa un taxi brousse e prende un tipo in pieno, chi guarda vede che lo portano via. Forse non è morto, altrimenti non l’avrebbero portato via così di corsa. E tu pensi che al contrario l’avrebbero lasciato lì un po’ di più? Già…il famoso e complicato culto dei morti malgascio. Poi giri l’angolo e tutto continua per te e per loro, ospiti entrambi.
A Majunga ci sono i comoriani delle vicine isole che studiano all’Università. Ma anche loro sono vasaha e così pagano il doppio delle tasse. Ne abbiamo incontrata una, una sera; ci ha accompagnato alla festa dell’Assunzione a Notre Dame de Majunga. La fila fuori non era una fila, ma un ammasso di gente che comprava il biglietto. Abbiamo “scelto” la ragazza e lasciato la festa ai malgasci. Quella sera non avevamo fame, bastavano crêpes e parole. Lei ha preso una bottiglia di bon bon anglais e il gelato alla vaniglia. Nei suoi racconti c’era qualcosa di mio di molto lontano: mio nonno e la guerra, i libri delle elementari, il sud. Tornerà a casa dai suoi e dal suo fidanzato, forse si sposerà, e forse non sarà facile vivere a Anjouan senza un lavoro. Suo padre le manda i soldi per vivere con un passeggero di un aereo, scelto lì per lì. Poi, lei va all’aeroporto e sa che quello con i baffi è la persona con i soldi. A volte funziona, a volte nessuno ha i baffi. Sorride, si tocca continuamente la fronte quando prende fiato. Io mangio la mia crêpe flambe. Poi di colpo esclama “HAH!” Dice che finalmente sta bene dopo l’arrivo dell’esprit. Metto in dubbio la mia comprensione del francese. Le mie compagne mi dicono che è uno spirito quello di cui parla. Sono imbarazzata, ma voglio che continui e lei continua. Il “medico” adesso le ha detto che se gli porta un ombi (zebù) lei guarirà. Si, può darsi. Chissà. Forse. Ciao, non ricordo il tuo nome, bonne chance. E di colpo sono a Mayotte.
foto di Daniela Antonacci
Evviva i reportage di viaggio. Brava. Avanti, su, siamo tutti in attesa della seconda parte, e poi della terza….
In prep!
finché alla terra alfin torna repente
precipitevolissimevolmente!
evviva… che aggiorni il blog, poi con queste belle storie