E’ veramente difficile addormentarsi dopo aver visto Albero senza ombra. Eppure “dentro” continua quel silenzio che raramente si crea a fine spettacolo, quando le luci sono ormai basse ed è chiaro che non ci sarà né un’altra battuta, né un bis .
E’ così che finisce l’ultimo spettacolo di César Brie, con un silenzio intenso e in attesa che qualcuno prenda coraggio e cominci a battere le mani.
In Albero senza ombra César Brie racconta dell’11 settembre 2008 “quando nel Pando, regione della giungla boliviana, si è consumato un massacro di contadini: 11 morti, centinaia i feriti da armi da fuoco e decine le persone scomparse. Persone alle quali nessuno, finora, ha restituito un nome, un volto, una storia”. Non è un reportage e non è soltanto una storia raccontata bene. Stavolta è proprio una restituzione di un pezzo di vita propria (espliciti i riferimenti autobiografici dell’attore) e di altri (il massacro dei campesinos boliviani). La potenza del racconto sta nel modo in cui Brie porta il pubblico dentro al racconto stesso, fino quasi a soffocarlo e bagnarlo e spararlo e….e alla fine non puoi far altro che stare zitto e pensare che, finalmente, da teatro sei uscito diverso da come sei entrato. Un buon motivo per continuare a farlo vivere questo teatro, no? Perché c’è ancora qualcuno che riesce a offrirti, per citare Salvatore Natoli, “una delle tante possibilità della realtà”.
Albero senza ombra
di e con César Brie
musiche Pablo Brie, Manuel Estrada
scene e costumi Giancarlo Gentilucci, César Brie
produzione Fondazione Pontedera Teatro
Lo spettacolo è stato rappresentato in occasione del Festival Teatro Era, Fondazione Pontedera Teatro, qui il Programma.
Grande, che sei riuscita a citare Natoli. Ah, ti immagini una conversazione tra Brie e Natoli?
qui il commento di A/R, che era con me…
http://andataeritorno.blogspot.com/2010/11/albero-senza-ombra.html